3.2.11

Questo libro illustra la genesi della caffettiera chiamata conica per la forma appunto conica del suo coperchio. Questa forma conica si riferisce alla copertura della parte cilindrica dell'oggetto, che è il contenitore vero e proprio.
Il cono, come è noto, è il nome di una figura geometrica semplice, solida, di forma piramidale rotonda, prodotta dalla rotazione di un triangolo rettangolo intorno ad un cateto. Questo tipo di cono, da noi usato, si dice retto perché ha l'asse perpendicolare alla base. Questa spiegazione della forma è parte del disegno della caffettiera, così come nel modello a cupola tutti gli attributi geometrici, statici e storici hanno una parte predominante.
In tutti questi oggetti, in cui il contenitore è generalmente cilindrico, è singolare (come viene mostrato nei disegni tecnici, e nelle scomposizioni) il rovesciamento della stessa forma nella sezione. Rovesciamento che non è sempre proprio dell'architettura o delle macchine. E' certo che in tutte le forme o costruzioni architettoniche, organiche, naturali, ecc., il rapporto esterno/interno ha una importanza particolare. Esso è parte della medicina, sia per la forma che per la funzione dell'organo, anche se io credo sia rapporto più transeunte rispetto ai legami tra l'osteologia e il corpo tangibile che esperiamo direttamente.
E' inoltre ovvio che non ci sfuggono, come non sfuggiranno al lettore, le analogie tra la forma e la sua denominazione. Si potranno così costruire diverse combinazioni di cui la più facile, ma non la più ovvia, è quella tra "la conica" e "laconica". Notoriamente il termine laconico deriva dalla Laconia, o dagli spartani da cui nacque il parlare stretto, serrato, conciso, diretto, detto appunto "stile laconico"  e che i latini tradussero in "paucis verbis" o "brevitas".
Resta comunque al lettore di ampliare questa ricerca, per esempio all'ipocausto laconico, che era stanza caldissima (non dissimile dalla caldaia di una caffettiera) o meglio di dimenticare tutte queste osservazioni e variazioni usando e maneggiando l'oggetto molto semplice della caffettiera.
Per questo si sono qui esposti disegni tecnici, fotografie d'affezione, visioni private.
Credo che il commercio degli oggetti spesso sia misterioso; a volte guardo gli oggetti come il materiale fittile ordinato nei musei; un materiale che ferma un mondo che forse richiede solo l'uso e la sua distruzione. Sono sempre i due modi con cui guardiamo le cose.
Infine è probabile o certo che vi siano cose migliori del caffè; ma comunque ci piace e l'amiamo per se stesso ma anche per storia, tradizione e abitudine.
Come tecnici, siamo convinti che la "brevitas" della nostra macchina ci fornisca un buon caffè; e che la sua forma diventerà presto privata e domestica.

Luglio '84                                                                                                                              Aldo Rossi

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